venerdì 27 novembre 2009

La danzatrice bambina di Flacco Anthony

La danzatrice bambina di Flacco Anthony


Questo non è il racconto dell'onda furiosa della Grande Storia sul destino di un popolo. Non solo questo. È una storia piccola, che ha il nome e il volto di una bambina. Zubaida vive nel deserto dell'Afghanistan, in un villaggio che la "guerra al terrore" non ha ancora travolto. Ha nove anni. Non sa niente del mondo oltre il suo villaggio, poco della travagliata storia del suo paese, dei cingolati dell'Armata Rossa, della lotta dei mujaheddin, del regime dei talebani che ha proibito anche gli aquiloni, degli elicotteri con la bandiera a stelle e strisce. Cammina danzando, a piedi nudi, al ritmo di una musica che le suona dentro. Ma non dopo quel giorno. Non da quando un terribile incidente le ha ustionato le mani, il viso, il corpo. Da allora, la musica si è spenta. In un paese privo della più elementare assistenza medica, e in cui la vita di una figlia femmina vale ben poco, non sembra una fortuna che Zubaida sia sopravvissuta. Ma non per suo padre, non per l'ostinata determinazione di un uomo disposto a tutto pur di non arrendersi. Dovesse camminare fino all'inferno per salvare quella bambina ferita, piagata, fasciata in mille bende, che ora urla per affermare la propria esistenza. Fino ai campi militari degli americani, con le loro regole incomprensibili. Fino a oltrepassare la linea di demarcazione tra due culture, tra "loro" e "gli altri". Perché Zubaida possa tornare a danzare al ritmo della sua musica.

Zubaida ha nove anni. Vive con la sua famiglia a Farah, un piccolo paesino affondato nel deserto afghano. La sua Nazione è duramente provata dai continui rovesci di potere e dalle guerre. Ma lei, con l’inconsapevolezza dei suoi pochi anni, trascorre l’infanzia esprimendo la sua gioia di vivere con la danza e la musica che riempiono il suo giovane cuore.Un giorno, mentre è occupata in piccole faccende domestiche per dare un aiuto alla famiglia, un terribile incidente, causato da una tanica di kerosene, la trasforma in una torcia umana facendo sparire in un attimo ogni piccolo barlume di vita e speranza futura. Orribilmente deturpata, con le carni sciolte come cera, in un grido continuo di inimmaginabili sofferenze, il suo destino è la morte. Ma il coraggio di suo padre Mohammed Hassan, un padre che ama la figlia, un padre “diverso” in una radicata tradizione che ritiene la donna meno di nulla, riesce a cambiare il corso della storia. Indebitatosi, percorre in lungo ed in largo il paese con quel carico di dolore tra le braccia, cercando tenacemente un aiuto per alleviare le sofferenze della sua bambina e consentirle di riprendere una vita che i suoi occhi neri e vivi ancora fortemente reclamano.Giunto in un campo militare americano, si imbatte in un ufficiale dell’esercito che, colpito dall’intensità dello sguardo della bimba e dal martirio di quel suo corpicino straziato, diventa il primo anello di una solidarietà che oltrepassando culture e confini riuscirà a regalarle una nuova possibilità di vita. Sarà il noto chirurgo plastico Peter Grossman, (insieme alla moglie Rebecca che elargirà anche tanto salvifico amore verso quell’infelice creatura), dopo una lunga serie di interventi chirurgici, eseguiti a ritmo intensivo per questioni burocratiche, a ripristinare le sembianze umane di Zubaida, permettendole di ricostruirsi un’identità che, travalicando il puro confine fisico, sarà capace anche di apportare una trasformazione interiore fondamentale all’acquisto della consapevolezza di essere in grado, senza rinunce alle sue radici culturali, di percorrere nuovi e più larghi orizzonti. Una storia vera che, anche se riportata in modo leggermente asettico e documentaristico, vale la pena di conoscere per carpire le tante sfumature che ha da offrire.



visto che si tratta di una storia vera
 ho cercato qualche documento o immagine per capire meglio, fino allo scorso anno era possibile reperire del materiale, sia come documentazione di testo sia come immagini e filmati nel sito di
Grossman che nel sito della Fondazione Grossman e del Centro ustionati di Grossman



Ora sono rimaste solo alcune recensioni del libro, e un paio di pagine una che raccoglie fondi per Zubaida Hassan e una che raccoglie fondi per i bambini ustionati

http://www.zubaidatinydancer.com/



http://www.childburn.org/recovery/zubaida.html



recensioni in lingua inglese del libro
http://search.barnesandnoble.com/Tiny-Dancer/Anthony-Flacco/e/9780312343330

http://bookbaglady2.blogspot.com/2006/04/tiny-dancerthe-incredible-true-story.html

la musica di Zubaida

http://ww.smashits.com/music/oldies/songs/5640/mahabharat.html

























Il libro racconta anche della difficoltà di adattamento di Zubaida negli USA, le difficoltà che dipendono in parte dalle differenze culturali e in parte dal grande trauma subito dalla ragazzina Tanto che la famiglia affidataria che era stata trovata per lei ha dovuto rinunciare all'affidamento temporaneo, poi sostituita proprio dal giovane chirurgo che si era preso il difficile e gravoso compito dell'intervento e dalla sua dolcissima moglie che con molto amore e affetto sono riusciti a fare sentire amata Zubaida e a mano a mano conquistare la sua fiducia. Alla ragazzina era stato insegnato che gli americani che chiamavano gli Altri erano un popolo corrotto, ma Zubaida non trova nessuno degli Altri ma un popolo completamente diverso da quello che le si era insegnato di diffidare. Alla fine Zubaida comprende che la grande differenza tra una donna americana e una donna afgana è che la prima ha possibilità di scegliere la seconda è condannata a scelte obbligate. Una cospicua cifra raccolta da donazioni fatte da cittadini americani soggetta ad un impegno di mandarla a scuola e di non farla mai sposare contro la sua volontà permette al padre di Zubaida di pagare i suoi debiti, e di avere una casa ad Herat al posto del piccolo centro dove vive, dove ha più possibilità di trovare lavoro e alla piccola di andare a scuola più facilmente. Il padre di Zubaida usa il fondo anche per permettere ai figli più piccoli di andare a scuola capendo che solo l'istruzione può permettere loro di salvarsi nel futuro dalla miseria






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