mercoledì 5 gennaio 2011

La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca di Enrico Deaglio

La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca di Enrico Deaglio





Lei, cose avrebbe fatto al mio posto?”

Inizia con questa domanda il libro intitolatoLa banalità del bene, scritto da  Enrico Deaglio  un testo interamente dedicato alla vita e alla storia di Giorgio Perlasca. La risposta, in realtà, non è così immediata e semplice come si possa credere. Giorgio Perlasca, però, non ci ha pensato su due volte: ha deciso di dare una mano ai numerosi ebrei ungheresi che durante la Seconda Guerra Mondiale rischiavano di essere deportati nei campi di concentramento nazisti e di essere uccisi. Ne ha salvati più di 5.000 e la sua scelta, il suo desiderio di aiutare, come racconta Enrico Deaglio nel libro inchiesta che gli ha dedicato, è mossa da ideali ben precisi:


“Dunque, signor Perlasca: perché lo fece?”
“Perché non potevo sopportare la vista di persone marchiate come degli animali. Perché non potevo sopportare di veder uccidere dei bambini. Credo che sia stato questo, non credo di essere stato in eroe. Alla fin dei conti, io ho avuto un’occasione e l’ho usata. Da noi c’è un proverbio, che dice: l’occasione fa l’uomo ladro. Ebbene, di me ha fatto un’altra cosa.”

Nel primo capitolo dei libro Enrico Deaglio ricorda i fatti salienti della vita diGiorgio Perlasca, dal periodo in cui a Budapest, da commerciante di carne, fu accusato di frode e imprigionato insieme ad altri italiani, a quando, quasi cinquant’anni dopo la fine della guerra, finalmente Giorgio Perlascaha guadagnato il riconoscimento dovuto.

Si, perché dopo la fine della guerra, nonostante egli stesso abbia raccontato la sua storia alle autorità italiane, nessuno si è impegnato per portarla alla luce: è soltanto grazie ad alcune donne ebree che lui ha salvato dalla deportazione, che oggi tutti noi possiamo conoscere la sua storia e dare il giusto riconoscimento al suo impegno.

I capitoli del libro si susseguono e la storia di Giorgio Perlasca viene fuori tra spunti dell'intervista che lui ha concesso a Enrico Deaglio e tra gli appunti ripresi dal suo diario di appunti. Attraverso il racconto di Perlasca,Deaglio ricostruisce anche uno dei periodi più brutti e duri del secolo scorso segnato da intolleranza e mancato riconoscimento dei diritti degli uomini.



Giorgio Perlasca

1910 - 1992


Giorgio Perlasca
Giorgio Perlasca nasce a Como il 31 gennaio 1910. Negli anni Venti aderisce con entusiasmo al fascismo, in particolar modo alla versione dannunziana e nazionalista. Parte poi come volontario, prima per l’Africa Orientale e poi per la Spagna, dove combatte al fianco del generale Franco.
Tornato in Italia al termine della guerra civile spagnola, prende le distanze dalle scelte di Mussolini di allearsi con la Germania e di promulgare le leggi razziali nel 1938. Non per questo, tuttavia, diventa un antifascista.
Scoppiata la seconda guerra mondiale, è inviato come incaricato d’affari nei paesi dell’Est con lo status diplomatico. L’Armistizio tra l’Italia e gli Alleati (8 settembre 1943) lo coglie a Budapest. Rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale Italiana ed è quindi internato per alcuni mesi in un castello riservato ai diplomatici.
Nell'ottobre del 1944 iniziano le persecuzioni sistematiche, la violenza e le deportazioni dei cittadini di religione ebraica. Perlasca, con uno stratagemma, sfugge al controllo sugli internati e si nasconde prima presso conoscenti, poi nell'Ambasciata spagnola. Qui inizia a collaborare con l'Ambasciatore Sanz Briz, il quale ha iniziato a rilasciare i salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica. A fine novembre Sanz Briz deve lasciare l’Ungheria per non riconoscere il nuovo governo filo nazista di Szalasi. Perlasca si presenta come sostituto dell'Ambasciatore spagnolo e regge pressoché da solo l'Ambasciata, con il rischio di essere scoperto dai nazisti e pressato dalla necessità reperire i viveri per gli ebrei rifugiati nelle sue "case protette" lungo il Danubio. Riesce ad evitare la loro deportazione fino all'arrivo dell'Armata Rossa, salvandone ben 5218.
Fatto prigioniero dai sovietici e liberato dopo pochi giorni, rientra finalmente in Italia, dove conduce una vita normalissima, chiuso nella sua riservatezza. Non racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, la sua storia di coraggio, altruismo e solidarietà, finché negli anni Ottanta alcune ebree ungheresi si mettono alla ricerca del diplomatico spagnolo che durante la seconda guerra mondiale le aveva salvate. Attraverso il giornale della comunità ebraica a Budapest, lo rintracciano a Padova. In questo modo la sua vicenda esce dal silenzio.
Giorgio Perlasca muore il 15 agosto del 1992. È sepolto nel cimitero di Maserà, a pochi chilometri da Padova. Sulla sua lapide, a fianco delle date, ha voluto un'unica iscrizione “Giusto tra le Nazioni”, in ebraico.
La sua storia è stata raccontata da Enrico Deaglio nel libro La banalità del bene (Feltrinelli, Milano, 1991) da cui è stato tratto il film per la TV Perlasca. Un eroe italiano



http://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Deaglio

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Perlasca

http://www.giorgioperlasca.it/default.aspx

http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=113
Testimonianza di Perlasca






















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